mercoledì 31 agosto 2011

Il limite della legge.La mia approvazione delle tesi politiche di Kant

La concezione da me esposta,in modo assai sintetico,di Platone,Aristotele,Agostino,Tommaso d'Aquino,Rousseau,Hegel e Marx secondo la quale la legge ha il compito di rendere virtuosi e felici i cittadini,disciplinando anche la loro vita privata,è,invece,estranea alle riflessioni intorno alla legislazione dei filosofi Immanuel Kant,Hans Kelsen e Karl Popper.Kant spiega quale funzione attribuisce alle leggi nello scritto:"Sopra il detto comune:Questo può essere giusto in teoria,ma non vale per la pratica":"Il diritto è la limitazione della libertà di ciascuno,alla condizione del suo accordo con la libertà di ogni altro;e il diritto pubblico è l'insieme delle leggi esterne che rendono possibile un tale accordo generale.E poichè ogni limitazione della libertà,mediante l'arbitrio di un altro,è coazione, ne segue che la costituzione civile è un rapporto di uomini liberi che vivono sotto l'imperio di leggi coattive.Nei riguardi della felicità,poichè ognuno la ripone in ciò che vuole,gli uomini la pensano del tutto diversamente e la loro volontà non può ricondursi ad alcun principio comune e,quindi,neppure ad alcuna legge esterna che debba conciliarsi con la libertà di ciascuno".(Immanuel Kant.Scritti di filosofia politica.Edizione La Nuova Italia,pagine 45,46).Pertanto Kant nega che il sistema legislativo abbia il compito di procurare la felicità,anzi aggiunge:"Un governo fondato sul principio della benevolenza verso il popolo,un governo paternalistico in cui i sudditi,come figli minorenni che non possono distinguere ciò che è loro utile o dannoso,sono costretti a comportarsi solo passivamente,per aspettare che il capo dello stato giudichi in qual modo devono essere felici e ad attendere solo dalla sua bontà,che egli lo voglia,è il peggior dispotismo che si possa immaginare".(Opera citata,pagina 47).E che la felicità sia un fatto soggettivo,è affermato da Kant anche nella"Critica della Ragion pratica":"In che cosa cioè ciascuno debba riporre la propria felicità dipende dal sentimento di piacere o di dispiacere,proprio di ciascuno, e anche, in uno stesso soggetto, dalla diversità dei bisogni e dal variare di quel sentimento".(Immanuel Kant.Critica della Ragion pratica.Edizione Rusconi,pagina 204).L'agire bene,poi,dipende dall'obbedienza o meno alla legge morale,interna alla coscienza di ogni persona,e Kant in nessun passo della "Critica della Ragion pratica"la identifica con la legge politica esterna.

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