sabato 27 agosto 2011

Il limite della legge. La mia critica della concezione politica di Agostino e Tommaso d'Aquino

Agostino e Tommaso d'Aquino,invece,concepirono l'autorità politica come uno strumento per cristianizzare la società.Nel suo,"Storia delle dottrine politiche",lo statunitense George Holland Sabine,enuncia le seguenti idee del vescovo Agostino di Ippona:"Agostino,nella sua controversia con i Donatisti,affermò che,per il bene della sua anima,l'eretico deve essere costretto a ricevere istruzione".(Storia delle dottrine politiche.Etaslibri,pagina 146)."La sua idea più caratteristica è la concezione di una repubblica cristiana,inquadrata in una filosofia della storia,che la presenta come il culmine dello sviluppo spirituale umano".(Storia delle dottrine politiche,pagina 147)."Agostino afferma ,nel modo più reciso, la necessità che un vero stato debba essere cristiano.Vero stato deve essere quello in cui s'insegna la fede nella vera religione e,forse,anche quantunque Agostino non dica direttamente così,uno stato in cui essa è mantenuta dalla legge e dall'autorità.(Storia delle dottrine politiche,pagina 150).                                   Del pensiero politico di Tommaso d'Aquino,Sabine mette in evidenza quanto segue:"Come i suoi sudditi più infimi,il reggitore è giustificato nelle sue azioni,soltanto,in forza del suo contributo al bene comune.Il suo potere che Dio gli ha dato perchè sappia ordinare, felicemente, la vita umana,è un ministero,un servigio che egli deve alla comunità che regge.L'aspetto morale è quello che predomina, nel governo,e il dovere del sovrano consiste,quindi,nel dirigere l'azione di ciascuna classe dello stato,in modo che si possa raggiungere, in esso,quella vita felice e virtuosa che costituisce il vero fine della società umana.Naturalmente tutto ciò condurrà, infine,ad un bene che è al di là della società terrena,alla vita celeste.Ma la caratteristica di Tommaso consiste nel fatto che una buona vita politica costituisce,per lui,un elemento che contribuisce anche a questo fine ultimo".(Storia delle dottrine politiche,pagina 192)."I cristiani,soggetti ad un principe pagano,non sono giustificati,se gli negano obbedienza.Tuttavia l'eresia è considerata uno dei crimini peggiori,poichè falsifica la verità,da cui dipende la salvezza delle anime,e la chiesa può perciò assolvere, a buon diritto,i sudditi di un apostata o di un sovrano eretico.Ma la chiesa non dovrebbe neppure deporre un sovrano,per il solo fatto che è un infedele.La posizione ragionevole e moderata di Tommaso,su questo argomento,riflette l'influenza, su di lui,della comunità naturale di Aristotele".(Storia delle dottrine politiche,pagina 195).Anche da questa, estrema sintesi, della concezione politica dei due insigni teologi,mi sembra risulti chiaro che la teocrazia,difesa da Agostino e Tommaso d'Aquino,pur essendo i due teologi,non sempre intolleranti,non rispettava,minimamente,la libertà dell'individuo,in quanto chi non era cristiano veniva automaticamente additato quale pericoloso sovvertitore dell'ordinata chiesa-stato,da isolare come gli ebrei o da eliminare come gli eretici.

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