venerdì 26 agosto 2011

Il limite della legge.La mia critica delle tesi politiche di Aristotele

Aristotele,per il quale è minima la differenza fra il contenuto della Repubblica e delle Leggi.(Politica,Laterza,pagine 42,43),critica taluni mezzi proposti da Platone,in questi due dialoghi,per costruire la città stato ideale,ma tale fine è condiviso, pure, dal filosofo Aristotele.Infatti nel settimo libro della politica,Aristotele descrive la migliore costituzione,affermando quanto segue:"Chi vuol fare una ricerca conveniente sulla costituzione migliore,deve precisare dapprima qual è il modo di vita più desiderabile".(Politica,pagina 221)."La vita migliore,per ciascuno,da un punto di vista individuale,e,per gli stati,da un punto di vista collettivo,è quella vissuta con la virtù".(Politica,pagina 223)."Resta da dire se bisogna ammettere che la felicità di ciascun uomo,nella sua singolarità,e dello stato,sia la stessa o non la stessa.Ma è chiaro anche questo:tutti dovrebbero convenire che è la stessa.Quanti a proposito del singolo fanno consistere la vita felice,nelle ricchezze,costoro ritengono beato uno stato,nella sua totalità,se è ricco;quanti pregiano sopra ogni cosa,la vita tirannica,dovranno ammettere che lo stato più felice è quello che ha il più grande dominio;chi approva un individuo per la virtù,dirà che più felice è lo stato che è più morale".(Politica,pagina 224)."La legge è ordine".(Politica,pagina 230)."L'oggetto che ci proponiamo è di scoprire la costituzione migliore,quella cioè sotto la quale uno stato sarà governato nel modo migliore,e uno stato sarà governato,nel modo migliore,sotto la costituzione che gli garantisce di essere felice al massimo".(Politica,pagine 247,248).Da queste parole emerge,con evidenza,che il comportamento del singolo cittadino non è autonomo,rispetto all'ordinamento politico legislativo,sotto il quale viene a trovarsi.La felicità di ognuno coincide,necessariamente,con quella collettiva,assicurata dall'ottima costituzione e non si può,pertanto,raggiungere,da soli,una vita felice.Così Aristotele considera normale,questa volta in sintonia,anche nei mezzi con Platone,difendere i seguenti sconfinamenti della legge nell'ambito privato:il legislatore stabilisce quanti devono essere gli abitanti della città stato e quale il loro carattere,(Politica,pagina 230);i pasti in comune vengono ritenuti utili,(Politica,pagina 242);il controllo del matrimonio e della procreazione:"Spetta al legislatore prestare attenzione al congiungimento dei sessi,quando cioè e quali persone conviene che abbiano tra loro rapporti matrimoniali".(Politica pagine 256,257).Su tale questione Aristotele,però,si distingue da Platone,non prevedendo punizioni per i celibi.Altri provvedimenti legislativi raccomandati da Aristotele,in netta antitesi con l'umanità e la libertà individuale,sono i seguenti:l'obbligatorietà del'infanticidio:"Sia legge di non allevare nessun bimbo deforme".(Politica,pagina 258),e dell'aborto:"E se alcune coppie sono feconde,oltre tale limite,bisogna procurare l'aborto".(Politica,pagina 258);l'allevamento militaresco dei bambini.(Politica,pagina 259).Il filosofo di Stagira,Aristotele,poi,all'inizio dell'ottavo ed ultimo libro della Politica,ribadisce la propria posizione antindividualista e,dunque,riafferma l'onnipresenza,indispensabile,delle leggi della città stato:"Nessuno tra i cittadini deve ritenere di appartenere a se stesso,ma tutti allo stato,perchè ciascuno è parte dello stato e la cura di ciascuna parte deve,naturalmente,tener conto della cura del tutto".(Politica,pagina 263).

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