domenica 28 agosto 2011

Il limite della legge.La mia critica delle idee politiche di Rousseau

Esponiamo,ora,le tesi di un altro filosofo antindividualista,Jean Jacques Rosseau.Prima di tutto è,però,necessario sottolineare il collegamento fra Rousseau e Platone,evidenziato dallo storico del pensiero politico,George Holland Sabine,nel seguente modo:"Rousseau desunse da Platone una prospettiva generale.Anzitutto la convinzione che la soggezione politica sia,essenzialmente,un fatto etico e,soltanto,in via secondaria,materia di legge e di potere.Secondo,e più importante,egli desunse da Platone il presupposto, implicito, in tutta la filosofia della città stato,che la comunità stessa sia la massima rappresentante della moralità ed esprima,quindi,il più alto valore etico".(Storia delle dottrine politiche,pagina 444).Ricordato ciò,per Rousseau,l'uomo originariamente buono,non è più tale ma è divenuto malvagio,da quando vive all'interno di una società,caratterizzata dalla disuguaglianza fra ricchi e poveri,le cui leggi,apparentemente,imparziali difendono,in realtà,i privilegi dei più abbienti.Per rimediare a questo il filosofo Rousseau sostiene quanto segue,(i passi di Rousseau che riporterò sono tratti dal testo,"Il contratto sociale nella filosofia politica moderna",a cura dello storico della filosofia politica Giuseppe Duso,edizione Il Mulino):"Dobbiamo distruggere la società,sopprimere il tuo e il mio e tornare a vivere con gli orsi nelle foreste? Conclusione alla maniera dei miei avversari; preferisco prevenirla,anzichè lasciar loro la vergogna di esprimerla".(Opera citata,pagina 213).Specificato l'impossibile ritorno alla condizione dello stato di natura,Rousseau afferma che,"Per mezzo di nuove associazioni rimediamo al vizio interno dell'associazione generale".(Opera citata,pagina 213).Sono,dunque,necessarie nuove istituzioni,per rendere integra la società corrotta.La politica è strettamente connessa alla morale:"Quelli che vorranno trattare,separatamente, la politica e la morale, non capiranno mai nulla di nessuna delle due".(Opera citata,pagina 216). E dato che l'interesse individuale è immorale,esso va bandito dall'organizzazione statale:"Ciascuno di noi mette in comune la sua persona e ogni suo potere sotto la suprema direzione della volontà generale;e riceviamo,in quanto corpo,ciascun membro come parte indivisibile del tutto.Al posto della persona singola di ciascun contraente,quest'atto di associazione produce subito un corpo morale e collettivo composto da tanti membri,quanti sono i voti dell'assemblea;da questo stesso atto tale corpo riceve la sua unità,il suo io comune,la sua vita e la sua volontà".(Opera citata,pagina 221)."Vi è, spesso, molta differenza tra la volontà di tutti e la volontà generale; questa mira, soltanto, all'interesse comune;l'altra all'interesse privato e non è che la somma di volontà particolari".(Opera citata,pagina 224).Inoltre nella repubblica di Rousseau per realizzare l'uguaglianza,la proprietà privata viene sostituita dalla concessione,sempre revocabile,che lo stato fa ad un cittadino di una parte uguale e limitata di territorio pubblico.Ma l'elemento, essenziale, che permette di formare la felice comunità, è la legge,espressione della volontà generale.Essa è redatta dal legislatore,guida illuminata indispensabile per la moltitudine,accecata dai propri particolarismi,ma è l'assemblea di tutti i cittadini che,direttamente,la rende effettiva,nel seguente modo:"Quando si propone una legge nell'assemblea del popolo,ciò che si domanda ai cittadini,non è, precisamente,se essi approvino la proposta oppure la respingano,ma se essa è conforme o no alla volontà generale che è la loro:ciascuno, dando il suo voto,esprime il suo parere;e dal calcolo dei voti si trae la dichiarazione della volontà generale.Quando,dunque,prevale il parere contrario al mio,ciò non significa altro che mi ero ingannato e che ciò che credevo essere la volontà generale non era tale.Se il mio parere particolare avesse prevalso,avrei fatto una cosa diversa da quello che volevo;e allora non sarei stato libero.Chiunque rifiuterà di obbedire alla volontà generale vi sarà costretto da tutto il corpo.Ciò non significa altro se non che lo si costringerà ad essere libero".(Opera citata,pagine 226,228).Insomma per Rousseau è la coscienza collettiva che,mediante la legge,decide cosa è bene e cosa è male e non la coscienza della singola persona.La pericolosità di questa idea sarà confermata,a quindici anni dalla morte di Rousseau,dal terrore giacobino,scatenato da Robespierre i cui crimini,in nome della libertà e della virtù,raggiungeranno il loro vertice massimo nel 1794.Il poeta Heine scrisse:"Massimiliano Robespierre altro non fu che la mano di Jean Jacques Rousseau".(Citazione tratta dal secondo volume dell'opera di Karl Popper,"La società aperta e i suoi nemici",pagina 144).

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