mercoledì 24 aprile 2013

Difesa dei partiti e condanna della partitocrazia

L'articolo 49 della Costituzione della Repubblica Italiana così recita:"Tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti,per concorrere,con metodo democratico,a determinare la politica nazionale".Ebbene i Costituenti vollero,giustamente,stabilire che i cittadini svolgessero,mediante i partiti,l'attività politica,in modo democratico.Infatti ogni partito,confrontandosi,in libere elezioni,con altri partiti,chiede il consenso necessario per eleggere,con il voto dei cittadini,dei propri esponenti che,poi, sia proporranno al Parlamento di approvare le proprie leggi,sia costituiranno un Governo con il voto di fiducia del medesimo Parlamento.Inoltre ogni partito deve avere una propria democrazia interna,affinchè venga garantito,ad ogni iscritto,in occasione del Congresso nazionale del Partito, sia la possibilità di esporre le proprie idee politiche sia di presentare la propria candidatura alla carica di Segretario nazionale del Partito o a quella di componente della Direzione nazionale del Partito sia il diritto a proporre la propria candidatura nelle liste del Partito alle elezioni del Parlamento.Dunque gli esponenti dei partiti politici devono svolgere,unicamente,il compito di legiferare e di governare.Invece è da condannare la partitocrazia,ossia il potere,arbitrario,dei partiti che si manifesta sia con la nomina di propri esponenti alla guida di enti pubblici,di ogni tipo,nelle fondazioni bancarie o nei giornali e nelle televisioni,sia con il favorire l'assunzione,in vari posti di lavoro,dei propri iscritti o di amici e parenti del partito,sia con l'approvare leggi che garantiscono stipendi e pensioni,da privilegiati,ai politici dei partiti sia con la trasformazione dell'attività politica in una professione, svolta dai dirigenti dei partiti i quali,mediante un sistema antidemocratico,interno ai partiti,impongono la propria candidatura,sempre,ad ogni elezione,nei primi posti delle liste elettorali,in modo da garantirsi la rielezione a Parlamentare,anche quando il proprio partito perde le elezioni.

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